Le 3 strade per defiscalizzare i budget di mobilità: opportunità e vincoli

La transizione verso una mobilità più sostenibile nei tragitti casa-lavoro rappresenta una sfida cruciale per le aziende impegnate nel ridurre l’impatto ambientale delle proprie attività. Tuttavia, l’implementazione di programmi efficaci si scontra spesso con incertezze normative riguardanti la defiscalizzazione degli incentivi alla mobilità sostenibile. Le recenti interpretazioni dell’Agenzia delle Entrate offrono finalmente chiarezza operativa su questo tema fondamentale per ogni Mobility Manager.
Oltre i confini: i modelli europei di mobilità sostenibile
Mentre in Italia stiamo ancora definendo il quadro interpretativo, altri paesi europei hanno già implementato sistemi strutturati di incentivazione alla mobilità sostenibile.
In Francia, il Forfait Mobilités Durables (FMD) consente ai datori di lavoro di erogare fino a €600 annui esentasse per dipendente a copertura di spese di mobilità sostenibile, importo che può aumentare fino a €900 se combinato con rimborsi per il trasporto pubblico. Introdotto ufficialmente nel 2020, il sistema francese copre biciclette, car sharing, monopattini elettrici e trasporto pubblico, escludendo espressamente veicoli personali (anche elettrici), taxi e treni.
Il Mobility Budget belga rappresenta il modello più avanzato in Europa, consentendo ai dipendenti di convertire interamente l’auto aziendale in un pacchetto di mobilità defiscalizzato. Introdotto nel 2019 e potenziato nel 2022, il sistema si articola in tre step:
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Step 1 - Rinuncia all’auto aziendale: Il dipendente può scegliere di rinunciare completamente all’auto aziendale o optare per un modello più ecologico, liberando budget per gli altri step.
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Step 2 - Mobilità alternativa: Utilizzo del budget residuo per soluzioni di mobilità sostenibile (trasporto pubblico, biciclette, abbonamenti a servizi di sharing, e persino costi abitativi se rispettano determinate condizioni) completamente esenti da imposte e contributi sociali.
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Step 3 - Pagamento residuo: L’eventuale saldo rimanente a fine anno viene pagato in contanti al dipendente dopo la deduzione del solo 38,07% di contributi sociali, senza alcuna tassazione aggiuntiva.
Entrambi i modelli europei dimostrano come un quadro normativo chiaro possa facilitare l’adozione di soluzioni di mobilità più sostenibili.
Il quadro interpretativo dell’Agenzia delle Entrate
Negli ultimi anni, l’Agenzia delle Entrate ha emesso tre importanti interpelli (n. 74/2024, n. 274/2023 e n. 293/2020) che delineano il perimetro entro cui le aziende possono operare per offrire benefit defiscalizzati legati alla mobilità casa-lavoro. Questa triangolazione di interpretazioni consente finalmente di identificare tre strade distinte per incentivare comportamenti di mobilità virtuosi senza impatti fiscali negativi per i dipendenti.
1. La via del fringe benefit
Per le aziende che preferiscono un approccio più tradizionale, l’interpello 293/2020 chiarisce che gli incentivi monetari alla mobilità sostenibile (come i “buoni mobilità” calcolati sui chilometri percorsi in bicicletta) rientrano nel regime fiscale dei fringe benefit. Questi incentivi:
- Sono esenti da imposizione fino alla soglia annuale complessiva di 1000 euro (2000 euro per dipendenti con figli a carico)
- Concorrono interamente a formare il reddito se, sommati agli altri fringe benefit, superano tale soglia
- Rappresentano una soluzione semplice ma con limitata capacità di impatto a causa del tetto di esenzione
È importante sottolineare che questa interpretazione si applica agli incentivi erogati direttamente dal datore di lavoro in forma monetaria.
2. L’opportunità della collaborazione con gli enti locali
Una seconda via, delineata dall’interpello 274/2023, riguarda gli incentivi erogati da enti pubblici territoriali nell’ambito di programmi di mobilità sostenibile. Questi incentivi:
- Non costituiscono reddito imponibile per i dipendenti, e sono pertanto esenti da contributi sociali e da tassazione
- Non sono considerati fringe benefit, e pertanto non contribuiscono ad erodere il tetto annuale di esenzione
- Sono destinati ai cittadini in quanto tali e non in virtù del rapporto di lavoro
Questa interpretazione apre interessanti prospettive di collaborazione pubblico-privato, dove le aziende possono facilitare l’accesso dei propri dipendenti a programmi di incentivazione promossi dagli enti locali, creando sinergie virtuose senza implicazioni fiscali negative.
Un esempio concreto di questa opportunità prevista dall’interpello 274/2023 è il programma “Bike to Work” della Regione Emilia-Romagna. L’iniziativa prevede:
- Incentivi fino a 0,20€ per km percorso in bicicletta nel tragitto casa-lavoro
- Un tetto massimo di 50€ mensili per beneficiario
- La possibilità per i Comuni di aderire al programma e gestire l’erogazione degli incentivi
In questo caso, le aziende possono:
- Informare i dipendenti dell’esistenza del programma
- Facilitare l’accesso alla piattaforma di monitoraggio
- Integrare gli incentivi pubblici con servizi complementari (es. parcheggi sicuri, spogliatoi)
Tutto questo senza alcun impatto sulla posizione fiscale dei dipendenti, poiché gli incentivi sono erogati direttamente dall’ente pubblico.
3. Servizi di mobilità integrati nel welfare aziendale
L’interpello 74/2024 rappresenta la svolta più significativa, riconoscendo che i servizi di mobilità sostenibile in natura offerti tramite un’apposita piattaforma possono essere completamente defiscalizzati ai sensi dell’articolo 51, comma 2, lettera f del TUIR. Questo include:
- Car-sharing con veicoli elettrici
- Bike-sharing e scooter-sharing elettrico
- Utilizzo di monopattini elettrici
- Ricarica di veicoli elettrici
- Biglietti e abbonamenti per il trasporto pubblico locale
Per implementare correttamente questa soluzione, è necessario:
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Definire limiti e plafond di spesa nel piano welfare
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Garantire l’erogazione a tutti i dipendenti, o a categorie omogenee
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Garantire l’erogazione esclusivamente in forma di servizio, evitando qualsiasi forma di rimborso diretto delle spese sostenute dal dipendente
Strategie operative per i Mobility Manager
Alla luce di queste interpretazioni, i Mobility Manager hanno oggi a disposizione un ventaglio di opzioni concrete:
Opzione | Vantaggi | Vincoli | Impatto fiscale |
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Incentivi monetari diretti | Flessibilità nell’utilizzo e semplicità gestionale | Tetto di esenzione limitato | Reddito imponibile se si supera il tetto di esenzione annuale |
Incentivi pubblici erogati dall’ente locale | Nessun costo per l’azienda | Dipende dai programmi attivi localmente | Totale esenzione fiscale |
Servizi welfare in natura | Varietà di servizi | Necessario piano welfare ben strutturato e piattaforma che garantiscano plafond ed erogazione omogenea | Totalmente esente se correttamente implementato |
Conclusioni: scegliere il percorso giusto
Come emerge dall’analisi, ciascuna delle tre strade per defiscalizzare gli incentivi alla mobilità sostenibile presenta specifici punti di forza e criticità. Gli incentivi monetari diretti offrono grande flessibilità ma sono limitati dal tetto di esenzione, i programmi pubblici garantiscono piena defiscalizzazione ma dipendono dalle iniziative territoriali, mentre i servizi welfare in natura richiedono una strutturazione complessa ma consentono di offrire un ventaglio articolato di soluzioni.
È responsabilità del Mobility Manager valutare attentamente il contesto aziendale, le esigenze dei dipendenti e le risorse disponibili per identificare la soluzione - o più probabilmente il mix di soluzioni - più efficace per la propria organizzazione. L’obiettivo finale resta quello di alleggerire concretamente i costi della mobilità sostenibile per i dipendenti, sfruttando al meglio le opportunità di defiscalizzazione disponibili.
La buona notizia è che implementare programmi di incentivazione economica della mobilità sostenibile a condizioni fiscalmente vantaggiose è oggi possibile. Il significativo lavoro preliminare di ricerca, analisi e progettazione necessario può essere notevolmente facilitato attraverso la collaborazione con altri Mobility Manager del territorio.
L’approccio collaborativo si rivela quindi fondamentale non solo per l’implementazione operativa delle soluzioni di mobilità, ma anche per la complessa fase di strutturazione degli incentivi nel rispetto dei vincoli normativi.

Paolo Barbato è il CEO e co-fondatore di Wiseair, una società che si occupa di soluzioni data-driven per la mobilità sostenibile e la gestione della qualità dell'aria.