Dal ruolo al riconoscimento: il valore della norma UNI 11977 per i professionisti della mobilità

C’è un filo rosso che lega le battaglie per il riconoscimento professionale, la passione per un lavoro spesso dietro le quinte, e l’impegno di chi crede che la mobilità non sia solo spostamento, ma valore per le persone e per le organizzazioni. Quel filo rosso ha preso forma nel 2018 con la Prassi UNI/PdR 35, promossa da AIAGA presso UNI, con coraggio e visione, in anni in cui parlare di Fleet Manager, Mobility Manager e Travel Manager come professionisti con competenze complesse sembrava, per molti, esagerato. Oggi, quel filo diventa un tessuto normativo robusto: è nata la norma UNI 11977:2025, che definisce finalmente i profili, i requisiti, le conoscenze, le abilità e le responsabilità di chi lavora nella mobilità delle organizzazioni.
La norma è una conquista collettiva costruita passo dopo passo, nata dalla spinta di AIAGA, che ha creduto nella formazione permanente, nella qualità del lavoro e nella dignità delle competenze, e supportata da tutti gli attori della mobilità (associazioni, enti, istituzioni, università) che si sono a lungo confrontati, mettendo in campo un lavoro tecnico rigoroso e inclusivo. Nello Statuto AIAGA, abbiamo scritto nero su bianco l’impegno a “individuare i profili e i livelli professionali”, a promuovere “la qualificazione secondo modalità definite”, e a “costruire una rete tra professionisti e imprese”. Questa norma quindi non nasce oggi: nasce nel quotidiano lavoro dei soci AIAGA, guidati dal past president Giovanni Tortorici, che in questi anni hanno dato voce e contenuti a una funzione che spesso, nelle aziende, resta invisibile.
I tre profili: dal riconoscimento alla strategia
Per i Fleet Manager la norma UNI 11977:2025 rappresenta una legittimazione attesa da tempo. Chi si occupa di flotte aziendali lo sa: ancora oggi, in tantissime realtà, il Fleet Manager non è riconosciuto come tale. La gestione dei veicoli è spesso un’attività collaterale, svolta accanto ad altri incarichi – acquisti, amministrazione, HR – e percepita solo come “scelta delle auto” o “risoluzione dei problemi dei driver”. Ma chi vive davvero questo ruolo sa che è ben altro: governare budget importanti, presidiare la sicurezza, accompagnare la transizione energetica, garantire la compliance normativa. La UNI 11977 aiuta a mettere ordine, a dare spessore e struttura al ruolo, a chiarire che non basta “conoscere le auto”: servono visione, strategia, strumenti di monitoraggio e capacità di relazione.
Anche per i Mobility Manager, la norma è uno strumento fondamentale. Troppe volte la nomina avviene solo “per obbligo di legge”, senza che seguano indicazioni chiare sugli obiettivi, senza un budget, senza un team, nessuna leva negoziale. La UNI 11977 ci dice chiaramente che questa figura non è un bollino da esibire nei PSCL, ma una risorsa strategica, capace di portare innovazione, sostenibilità e benessere in azienda. I 7 compiti previsti dalla norma non lasciano spazio a equivoci: il Mobility Manager è una figura tecnica, relazionale, gestionale. Deve sapere negoziare, progettare, misurare, e soprattutto coinvolgere le persone in un cambiamento culturale profondo.
La norma UNI 11977 rappresenta finalmente un perimetro chiaro e definito, anche per i Travel Manager. Se c’è una figura che negli ultimi anni ha affrontato un’evoluzione silenziosa ma profonda, è quella del Travel Manager. Un ruolo spesso sottovalutato, eppure centrale per la produttività, la sicurezza e la sostenibilità dei viaggi aziendali. La norma UNI 11977, per la prima volta, mette nero su bianco che il travel management non è solo “prenotazioni e rimborsi”, ma un sistema integrato fatto di governance dei processi “end to end” del viaggio, gestione del rischio (safety e security), tracciabilità, digitalizzazione, sostenibilità, rispetto della normativa sui dati personali e della compliance aziendale.
La norma mantiene i quattro profili già individuati dalla PdR (Mobility Manager, Fleet Manager, Travel Manager e Chief FMT Officer), ma ne approfondisce e raffina i requisiti, articolandoli in conoscenze, abilità, autonomia e responsabilità, in coerenza con i livelli EQF (European Qualifications Framework); in particolare: il Fleet Manager assume una funzione più strutturata e trasversale, in relazione alla sostenibilità, alla governance dei costi (TCO e TCM) e alla compliance normativa, con ben 40 competenze chiave; il Mobility Manager è descritto con una serie articolata di 41 conoscenze e 44 abilità, in linea con le evoluzioni normative (in particolare il DM 21/5/2021) e con la crescente complessità dei PSCL (Piani Spostamenti Casa-Lavoro); il Travel Manager emerge come figura centrale nella gestione integrata e responsabile dei viaggi aziendali, con attenzione al ROI dei viaggi e all’adozione di strumenti digitali e strategie di sostenibilità; il nuovo profilo del Chief Fleet, Mobility & Travel Officer (Chief FMT Officer) consolida il concetto di integrazione delle politiche di mobilità aziendale, posizionandosi come figura dirigenziale strategica.
Certificazione e vantaggi concreti
Questa norma non è un esercizio tecnico. È uno strumento per ottenere riconoscimento e responsabilità e permette di: dimostrare con oggettività le proprie competenze tramite certificazione accreditata; richiedere un inquadramento professionale coerente con il ruolo realmente svolto; accedere a percorsi di formazione mirati per colmare gap o ampliare le proprie funzioni; dialogare con datori di lavoro e pubbliche amministrazioni con un linguaggio condiviso e normato; essere valutati su basi eque e trasparenti, anche in caso di selezione o appalto.
La UNI 11977 valorizza il sapere acquisito sul campo, anche attraverso percorsi non formali e informali, purché le competenze siano dimostrabili. Per accedere alla certificazione occorre: avere esperienza documentabile nel ruolo (anche pregressa); aver acquisito almeno 30 crediti formativi riconosciuti (partecipazione a corsi, eventi, seminari specifici); sostenere un esame composto da prova scritta a risposta multipla (conoscenze), esame orale (abilità e responsabilità) e, nel caso del Chief FMT Officer, anche un caso studio. La certificazione, rilasciata da un ente terzo accreditato secondo la ISO/IEC 17024, ha validità triennale e prevede aggiornamento professionale continuo.
Ottenere la certificazione UNI 11977 rappresenta un punto di svolta, soprattutto in un mercato in cui fleet, travel e Mobility Manager faticano spesso a essere riconosciuti come figure autonome e strategiche. I principali vantaggi derivanti dall’ottenimento della certificazione professionale sono: riconoscibilità formale del ruolo nei CV, nei bandi pubblici, nei processi di selezione; strumento di negoziazione interna con l’azienda per ottenere una job description coerente, l’accesso a un budget, o la partecipazione a decisioni strategiche; credibilità verso clienti, fornitori, enti pubblici, come figura “certificata” secondo standard nazionali; accesso a reti professionali qualificate e a percorsi di aggiornamento mirati; preparazione per il cambiamento, perché transizione ecologica, digitalizzazione, mobilità condivisa e intermodale richiedono figure in grado di governare la complessità.
Verso una comunità integrata
La norma ha un grande valore: parla la nostra lingua. Non è un esercizio accademico, ma nasce dalla pratica quotidiana, dalle soluzioni trovate sul campo da chi ogni giorno si occupa della mobilità di cose e persone. La UNI 11977 non è un punto di arrivo. È un nuovo punto di partenza. Per costruire un mercato della mobilità più maturo, più giusto, più sostenibile. E per dare finalmente il giusto riconoscimento a chi lavora ogni giorno per fare muovere le aziende con efficienza, responsabilità e intelligenza.
Se c’è un messaggio che la norma UNI 11977 ci consegna con forza, è questo: nessuna figura può operare da sola. Fleet, travel e Mobility Manager condividono responsabilità, strumenti e spesso anche obiettivi, ma ancora troppo spesso lavorano su binari paralleli, se non addirittura in conflitto. La mobilità delle organizzazioni – oggi più che mai – richiede un approccio integrato, in cui i professionisti dialoghino, si riconoscano a vicenda, costruiscano policy comuni, condividano dati, KPI, priorità. Solo così si può affrontare con efficacia la complessità attuale: sostenibilità, sicurezza, transizione digitale, ottimizzazione dei costi, benessere dei lavoratori.
La UNI 11977 aiuta proprio in questo: definisce i perimetri, ma anche i punti di intersezione. Aiuta a parlare un linguaggio comune. E soprattutto invita alla collaborazione, superando vecchie logiche “a silos” per promuovere una cultura trasversale, dialogica e sinergica della mobilità. In fondo, è questo il vero cambiamento: passare da professioni isolate a una comunità di pratica. Perché la mobilità è un sistema, e come ogni sistema funziona solo se ogni parte lavora insieme. La norma è ora uno strumento a disposizione di tutti. Sta a noi – professionisti della mobilità – farla vivere, diffonderla, e usarla per costruire insieme il futuro del nostro mestiere.

Presidente di A.I.A.G.A. (Associazione Italiana Acquirenti e Gestori di Auto Aziendali), associazione di riferimento in Italia per i professionisti di organizzazioni pubbliche e private che si occupano in senso lato della mobilità (Fleet Manager, Mobility Manager, Travel manager). L'associazione promuove studi, ricerche e formazione nel settore della mobilità aziendale, oltre a lavorare per il riconoscimento e lo sviluppo delle figure professionali che se ne occupano.